Introduzione
Recentemente mi sono recata in farmacia per rifare un buco all’orecchio che si era chiuso.
Mentre aspettavo, ho osservato la selezione di orecchini esposta: la scelta per le bambine era composta da motivi fortemente stereotipati come unicorni, fiocchetti e gattine, mentre per gli adulti si trovavano modelli unisex.
Mi sono subito chiesta: perché non ci sono orecchini tradizionalmente considerati culturalmente “maschili”? Forse i bambini non fanno i buchi alle orecchie? E se sì, a che età?
Questa curiosità mi ha spinto a chiedere informazioni all’addetta in farmacia, la quale mi ha confermato che il trend è prevalentemente femminile: le bambine fanno i buchi molto più spesso dei bambini, i quali solitamente iniziano a chiederlo in età preadolescenziale, durante la scuola secondaria di primo grado.
Tuttavia, ciò che ha colpito maggiormente la mia attenzione è stato il racconto della farmacista riguardo alla postura di alcuni genitori e al disagio evidente manifestato da bambine molto piccole.
Il disagio delle bambine e l’aspettativa degli adulti
La farmacista mi ha raccontato che, in alcuni casi, genitori portano bambine molto piccole, al di sotto dei tre anni per fare i buchi alle orecchie, nonostante queste mostrino resistenza, paura e disagio.
Alcune bambine si agitano, piangono per la tensione.
In quei momenti, si verificano scene in cui i genitori, spesso frustrati, cercano di convincerle con promesse di regali o addirittura ricatti, come quella di non festeggiare il compleanno se non si decide di fare il buco.
Lo scopo di queste parole non è generare sensi di colpa ma di riflettere insieme su alcune prassi che sono anche culturalmente tramandate.
Di chi è realmente il bisogno in queste situazioni? Si tratta di un desiderio del bambino, o è un’aspettativa degli adulti? Siamo di fronte a scelte puramente estetiche, non legate a questioni di salute.
È essenziale distinguere tra ciò che è una necessità per il benessere fisico del bambino e ciò che riguarda scelte estetiche che, tra l’altro, possono essere opinabili e personali. Culturali.
Il consenso e la consapevolezza: quando inizia?
Questi episodi sollevano questioni educative importanti.
Quando inizia il consenso dei bambini sul proprio corpo? Quando iniziamo a considerarli come
soggetti con una volontà autonoma e il diritto di esprimere un parere su ciò che accade al loro corpo?
Il tema del consenso è centrale nella crescita e nello sviluppo dell’identità di ogni bambino, e troppo spesso è sottovalutato in contesti legati all’estetica e alla percezione sociale.
In questo caso, il consenso viene spesso trascurato, perché si considera che i bambini non siano ancora in grado di esprimere una decisione consapevole. Ma è proprio su questo aspetto che vale la pena riflettere: qual è il nostro ruolo di adulti nel rispettare la volontà dei bambini, anche quando si tratta di piccole scelte estetiche?
Riflessioni educative: rispettare la persona
Come pedagogista, invito a riflettere su una postura educativa che rispetti i tempi, i bisogni e la volontà del bambino.
In questo caso specifico, la farmacista mi ha confermato che nel loro punto vendita non vengono eseguite forature alle orecchie su bambine che non dimostrano di volerlo fare.
Questo approccio è un esempio di rispetto verso il corpo dei piccoli, e soprattutto di rispetto verso la loro capacità di esprimere un consenso.
In un contesto educativo, è cruciale chiedersi: quali aspettative stiamo proiettando sui nostri bambini?
È importante distinguere tra le esigenze dell’adulto e i desideri del bambino, ponendo sempre al centro il suo benessere.
Il corpo di un bambino è suo, e il nostro compito come educatori e genitori è di proteggerlo, promuovendo una cultura del consenso fin dai primi anni di vita.
Conclusione: educare al rispetto del corpo
Rispettare il corpo e la volontà dei bambini significa favorire la loro crescita come individui capaci di autodeterminarsi, nel rispetto dei propri tempi e desideri.
Le scelte estetiche, come il buco alle orecchie, dovrebbero sempre essere accompagnate da un dialogo consapevole, che metta al centro
la persona del bambino, considerandolo non come un futuro adulto domani, ma come una persona oggi.
Una postura educativa rispettosa non si limita ad ascoltare, ma valorizza l’espressione del bambino, riconoscendo che anche nelle piccole scelte estetiche si nasconde un’importante occasione per promuovere l’autonomia e il rispetto del corpo.
Dott.ssa Martina Pozzi
Consulente pedagogica familiare e scolastica, formatrice, educatrice montessoriana
@idialoghidimartina
Bibliografia
M. Montessori, La mente del bambino, Garzanti, Milano, 2017
G. Honegger Fresco, Montessori perché no?, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2017
J. Hancock, F. MacAree, Consenso, possiamo parlarne?, Settenove, Cagli, 2022
F. Brandazza, S. Prinetti, Educare all’amore, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 2022